24 Marzo 2013 in Archeologia, Blog, Storia, Territorio

Scavi Capanne – The Door

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Ripresi gli scavi archeologici alle Capanne di Castro. Per chi non fosse molto pratico, siamo nel Centro Storico di Castro alta, dietro la vecchia Cattedrale romanica. L’occasione per riprendere le indagini è un finanziamento della Regione Puglia (di Rigenerazione Urbana) che prevede prioritariamente la sistemazione dei viottoli esterni di circuitazione delle vecchie mura aragonesi e il completamento della basolatura del Centro Storico.

A Castro, la separazione tra la vecchia acropoli medievale e i viottoli extra murali si è ben conservata, sia per la sopravvivenza di buona parte della cortina originale, di alcune torri, dello stesso Castello,  di nuovi fabbricati e più in generale per le oggettive ragioni di notevole dislivello tra l’interno e l’esterno.

I collegamenti tra l’acropoli e gli spazi esterni fuori dalle mura sono storicamente limitati all’ingresso principale della Porta Terra (abbattuta agli inizi del 1900) e a una porta secondaria contrapposta sul lato sud della Torre Mulino (nota come Torre Catalano). Da almeno alcuni secoli, vale a dire con la fine delle scorrerie piratesche, in prossimità del lato sud-est della cortina difensiva dell’acropoli compare un nuovo varco che consente di collegare i terreni tra la piazzzetta alle spalle del Vescovato e i sottostanti viottoli che portano in località Palombara.

E’ vero che qui la leggenda locale narra di un varco fatale (forse un canale di fognatura) sfruttato dai Turchi per distruggere una seconda volta Castro nella seconda metà del cinquecento. Qui esiste, comunque, una scala adattata per molto tempo alla buona, sistemata e cementata solo negli anni ’50. Da questo varco sono corrivate per decenni le acque piovane di buona parte del Centro Storico lavando strade, scarichi comprese le deiezione urbana per cui la località è definita di volta in volta Chiavica e Capanne.

I lavori finanziati prevedono, come detto, la pavimentazione a completamento del viottolo extra murale di Levante per avere la prossima estate il periplo completo delle mura perfettamente pavimentato e illuminato e la sistemazione della scala di collegamento in modo più decoroso del passato e anch’essa illuminata.

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Preliminarmente alla ricostruzione del percorso planimetrico della nuova scalinata, sono state previste dal progetto indagini archeologiche per l’esplorazione delle interferenze con il tracciato delle mura medievali e, cosa più importante, delle mura ellenistiche che qui si sovrappongono perfettamente.

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Le aree in corso di esplorazione sono quelle immeditamente a ridosso della fossa della vecchia Chiavica comunale demolita nel 2006. Alcune tracce murarie di diverse epoche portavano a pensare che qui potesse esserci un varco di accesso alla città messapica e che la presenza di una parete di risarcitura in conci di tufo potesse conservare dietro di essa un vero e proprio passaggio, se non un varco addirittura voltato di accesso alla città. In questa settimana si sono avute le prime conferme sulle ipotesi di studio archeologico, curato sempre dal Prof. Francesco D’Andria dell’università di Lecce e a partire da giovedì scorso è stato affrontato lo scavo di quei riporti ( area di colore giallo nella figura sopra) che potevano celare l’unica porta ellenistica in elevato sopraggiunta fino all’età moderna almeno nella Puglia meridionale.

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L’importanza delle indagini è tale che nei giorni scorsi il cantiere è stato visitato dal Soprintendente dei Beni Archeologici di Puglia di Taranto, Dott. Luigi LA ROCCA in persona.

I lavori di queste due giornate hanno confermato l’ipotesi originaria, vale a dire che la risarcitura moderna potesse nascondere un vero e proprio varco come già si intuiva dalla presenza del lungo canale antistante.  Asportati i primi due metri di rilevati superiori, occupati da alcune sovrapposizione di costruzioni rustiche (capanne) che vanno dal periodo angioino (1300) fino al Settecento, si è passati allo svuotamento del cavo di costruzione della risarcitura, con l’asportazione della muratura e del rinterro posteriore. Lo scavo ha confermato le ipotesi di allineamento planimetrico dei fili di almeno due fasi costruttive in epoca ellenistica (a partire dalla seconda metà del IV secolo avanti Cristo) e la conservazione della trincea di passaggio (corridoio) verso l’interno. L’ipotesi che questa doppia parete parallela ben conservata in altezza (almeno 4,50 metri di altezza) possa essere la porta di sciroccco della città messapica fortificata è ormai quasi una certezza. L’indagine da oggi in avanti ha ormai lo scopo di portarla alla luce e scoprirne le dimensioni e la misura dell’avanzamento verso il terrapieno interno dell’acropoli.

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Le pareti contrapposte, con conci della solita pezzatura messapica, sono di ottima qualità, ben accostati e perfettamente rifiniti e appartengono sicuramente alla fase più recente che ha visto una riduzione di un varco di accesso più ampio e forse militarmente più insicuro. Su alcuni punti si osservano alcune forature, forse per facilitare lo scalzamento che probabilmente è di epoca romana così come osservato negli anni scorsi negli scavi in prossimità del Belvedere (scavi Lippolis).

Il prosieguo dello scavo in profondità, diretto dal Dott. Amedeo GALATI, consentirà nei prossimi giorni di mettere a vista l’imponenza in alzato del corridoio, mentre l’ampliamento orizzontale verso ovest dovrà mettere ulteriormente a luce il corridoio e il suo rapporto con la muratura più antica della prima fase. Dopo il punto di congiungimento della muratura antica col successivo ispessimento si potrebbe trovare la traccia muraria della inserzione di un serramento di apertura e chiusura vero e proprio (la Porta).

Dove porterebbe il corridoio?

E’ chiaro che l’attraversamento di questo corridoio collegava spazi a differente notevole dislivello. A differenza delle altre città messapiche, Castro si giovava di un pendio naturale che era stato valorizzato in termini difensivi con la creazione di una vera e propria acropoli fortificata già dai primi scontri della Lega messapica con la vicina ostile Taranto.  Era probabilmente un accesso pedonale oppure una mulattiera con un fondo a pendenza non gradonato per cui necessitava di un lungo sviluppo prima di smontare al piano urbano interno.

Giocando con le carte e lasciando andare la fantasia, prolungando la trincea esterna già nota e il corridoio appena messo in luce, il tracciato porta direttamente alla bocca della cisterna sotto l’arcata del Vescovato, punto che sappiamo essere a sua volta il punto terminale di un altro corridoio oggi poco noto perchè per molti anni è stato inteso come una vecchia cisterna d’acqua che corre sotto la Cattedrale romanica. Invero, è inusuale la costruzione di una cisterna che presenta uno sviluppo di quasi 25 metri e una larghezza di pochi metri. Per giunta voltata con conci di pezzatura e fattura messapica e che presenta i vecchi scalini di durissimo calcare estremamente consunti.

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Per chi avesse curiosità di conoscere un po di più della vecchia cisterna sotto la Cattedrale qui vi è un vecchio articolo.

I lavori sono facilmente visibili da tutti senza necessità di accedere al cantiere vero e proprio con solo un minimo di buona educazione da un terrazzino privato.

Qui un po di foto scattate oggi.




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