20 Aprile 2010 in Architettura, Blog

Il Ferro filato

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Nei cantieri del Sud-Est asiatico si lega ancora il bambù per fare impalcature fino ad altezze impressionanti. Sono leggerissime e si legano con semplici fascette di plastica.

Da Blog PP – Architettura

Fino agli anni ’50 anche da noi gli intonacatori legavano tra loro i pali di legno con semplici corde, mentre i muratori si arrangiavano come potevano e non era raro vederli appesi a dei strettissimi ponti poggiati su dei semplici squadretti di ferro infilati nei filari poco più in basso della muratura appena costruita.

La cultura del costruire legando sopravvive nell’occidente ormai solo grazie all’arte delle luminarie. Quando c’erano ancora i contadini e tante balle di paglia legate col filo di ferro da cui si riciclavano inesauribili quantità di materia prima, succedeva di vedere nei paesini legature di ferro su ogni aggiustamento. Oggi restano solo questi equilibristi delle parazioni, con la solita pinza infilata nella cintura e, nonostante si spingano nel cielo su costosissime cabine autoportate, legano ancora tutto col filo di ferro.

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Il ferro filato o ricotto (fierrufilatu) è un filo di ferro (più esattamente di acciaio, giacchè il ferro in natura è una semplice polvere che si ossida all’istante in ruggine). Dopo la filatura per estruzione viene fatto raffreddare molto lentamente, oppure, più facilmente viene riscaldato successivamente e fatto raffreddare con estrema lentezza. La ricottura (rinvenimento) e sopratutto il lento raffreddamento finale gli conferiscono la proprietà del piegarsi, anche più volte sullo stesso punto, senza rompersi. A differenza degli acciai raffredati in modo più istantaneo che assumono un comportamento meno duttile (acciaioso) il ferro ricotto si presta ad essere usato come una semplice corda che si può legare coi classici giri finali.

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Nessun Decreto, Norme Uni, Linee guide, Regolamenti. Tutto sta su solo col ferro filato. L’unica modernità è la zincatura, l’unica sicurezza il doppio filo. Nessuna regola, solo l’esperienza e l’intuito. Anche cinque-sei ordini di lunghissimi e sottilissimi pali di legno controventati, dove e come si riesce, con altro lungo filo di ferro.

E capita di veder spuntare una Mole Antonelliana a pochi passi dal castello di Castro ad annunciare la festa di questa fine settimana.

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