18 Marzo 2012 in Blog, Genealogia

I legami matrimoniali nella famiglia di garanzia in Castro.

Capire gli usi e i costumi di una popolazione è lo scopo di molte scienze, tra queste la più pertinente l’antropologia. Per il passato, lo studio antropologico passa necessariamente dallo studio indiretto delle manifestazioni sociali o individuali in qualche modo conservate (regole sociali, giustizia, arte, letteratura, architettura, urbanistica, ecc..) e tra queste il momento del legame matrimoniale è il più importante. Con la nascita della nuova famiglia si strutturano una serie di condizioni vitali per la comunità come la nascita e la cura della prole e la gestione dei beni.

Col legame matrimoniale si stabiliscono alleanze interfamiliari più o meno allargate. Non è raro trovare nella storia casi di belligeranza risolti con l’intreccio di nubendi tra popolazioni immigrate e indigene, fazioni politiche o casate aristocratiche.

Se la serie dei legami matrimoniali successivi è fortemente endogena si andrà a instaurarsi una comunità (o nuclei al suo interno) fortemente coesa con legami di sangue così forti da rendere la comunità (o i suoi nuclei interni) aggressivi nei confronti delle altre comunità (o degli altri nuclei). Al termine del Medioevo, la Chiesa si accorse che la chiusura degli scambi parentali aveva generato clan familiari contrapposti in ogni comune, spesso insofferenti al potere costituito e allo stesso potere ecclesiastico. Si istituzionalizzò nel Seicento il divieto del matrimonio fino al grado dei cugini, che nel vecchio codice canonico era esteso fino al secondo grado nel caso di nonni comuni maschi tra loro fratelli. Vennero istituiti col Concilio di Trento i registri parrocchiali che tenessero conto della consanguinità degli sposi e le dispense per il grado di cugini a titolo oneroso.

Tuttavia le allenze tra famiglie mutarono di poco, allargando solo le maglie dei gradi di parentela e il coinvolgimento di più nuclei familiari alleati.

In “Sibling Relations & the Transormations of European Kinship 1300-1900” , il francesce Gerard Delille pubblica uno studio condotto sui legami matrimoniali nel seicento e nel settecento nella città di Manduria dove mette in evidenza alcuni schemi ripetitivi che consentono di superare i vincoli di consanguinità e di garantire quei vantaggi del legame familiare che definiamo di garanzia. Lo studio porta a individuare legami di garanzia per almeno il 60% dei matrimoni realizzati sia con scambi orizzontali tra fratelli e sorelle e con consanguinità verticale pur non osservando matrimoni diretti tra portatori dello stesso cognome.

Cosa permette in fondo il legame intrecciato tra parenti più o meno lontani? Permette di evitare due cose, entrambe tenute, tra loro antitetiche come l’esaurimento della discendenza e l’esagerata dispersione in linee collaterali. Nelle comunità (o strati sociali) dove vige il trasferimento della proprietà al figlio maggiore o addirittura il consenso solo a questo soggetto di ammogliarsi è molto probabile l’estinzione del ramo. Mentre dove la possibilità di ammogliarsi è estesa a tutti i soggetti la dispersione patrimoniale può arrivare a un limite tale da rendere insufficiente l’utilizzo delle risorse troppo frammentate. Il legame di garanzia consente una maggiore possibilità di matrimonio per tutti i soggetti, tranne pochi casi in cui al più giovane dei fratelli si rende necessario l’emigrazione o il celibato sacerdotale e alle sorelle lo stato di pizzoca.

Coi successivi legami generazionali le inevitabili mortalità degli sposi o della prole venivano compensate con la prole dei fratelli e l’accorpamento delle proprietà realizzato con il matrimonio tra parenti affiliati.

Se volessimo estremizzare il concetto, tra le espressioni più conosciute ed elementari del matrimonio di garanzia dovremmo includere anche la vecchia norma di dover chiedere la mano al padre della sposa. Un consenso durato fino ai giorni nostri che in passato esercitava un vero e proprio controllo sulle unioni, specialmente nell’aspetto economico che spesso non teneva conto dei sentimenti dei nubendi ma solo delle migliori prospettive possibili tra tutti i soggetti coinvolti nella divisione ereditaria e nell’uso delle risorse disponibili.

Nonostante i matrimoni nell’ambito parentale potessero consentire l’accesso al matrimonio e alla conservazione dell’integrità patrimoniale più di ogni altro sistema, potevano restare comunque caratteristiche di privileggio per le primogeniture oppure rispetto dell’età nell’ordine  dei matrimoni tra fratelli e sorelle, ecc…

Non bisogna pensare all’imparentamento nel solo ambito cittadino ma bisogna necessariamente allargare lo sguardo al di fuori dello studio dei cognomi e dei soli cittadini residenti all’interno della comunità. Se nel novecento i matrimoni endogeni della comunità castrense sono stranoti ed evidenti, passando al settecento e all’ottocento, i legami di garanzia diventano apparentemente invisibili perchè si spostano su famiglie ovunque residenti. Nel novecento la massa demografica era ormai per la città di Castro tale da garantire la possibilità di sufficienti matrimoni endogeni tra coetanei, probabilmente favorita da una economia sempre più particolare rispetto all’economia salentina, mentre indietro nel passato questa rete di garanzia si muove su famiglie in rapporto coi centri vicini come Vignacastrisi (Urso, Paiano, Bono, Antonazzo), Vitigliano (Ciullo, Calora), Ortelle (Maggio, Casciaro, Carrozzo, Strambaci, Gravante), Marittima (Minonne) Salve (Schifano, Russi), Nociglia (Lazzari, Puce) e tanti altri legami ancora.

L’aver condotto una ricerca sfruttando l’utilizzo di software che non discrimina le linee femminili (che portano diverso cognome) ed aver allargato la ricerca anche agli antenati e ai discendenti dei cittadini emigrati o immigrati per matrimonio,  ha consentito di cogliere, anche per questi matrimoni apparentemente non endogeni, un legame strutturato che presenta chiaramente lo scopo di creare una famiglia di garanzia. Non va dimenticato che è spesso proprio la linea parentale femminile a favorire la riunione delle risorse economiche per effetto della maggiore aspettativa di vita e per la scarsa propensione a nuovi matrimoni in caso di vedovanza, nonchè per il maggior numero di donne rimaste nubili.

Lo scambio parentale per formare una famiglia di garanzia sono di due tipi: quello orizzontale e quello verticale.

Il primo è evidente e può essere realizzato con il matrimonio tra due o più fratelli con due o più sorelle, oppure con lo scambio fratello-sorella con un’altra coppia sorella-fratello. Questi matrimoni, come tutti gli altri di tipo orizzontale possono essere sottesi a loro volta da ricongiungimenti di linee parentali (scambio verticale). I matrimoni di coppie o più fratelli risolvono tra l’altro ordine di matrimonio per cui non poteva sposarsi la sorella di minore età se non si sposava la più anziana, vincolo anche presente nei maschi ma meno cogente. Nell’ambito cittadino i matrimoni tra coppie di fratelli sono numerosissimi e sono riscontrati casi anche di tre coppie (matrimoni Lazzari-Ciriolo, Fersini-Carrozzo, ecc..)

I casi più estremi di scambio orizzontale è quello del matrimonio levirato o sororato. Pur non essendoci diritto o dovere come per molte religioni o popolazioni, col levirato (levir=cognato) la moglie vedova sposa un fratello del marito defunto (cognato). Nella religione ebraica vi era obbligo di matrimonio nel solo caso dal primo matrimonio non vi fosse prole e il primogenito della nuova coppia era considerato a tutti gli effetti figlio del primo marito con diritto di eredità privileggiato sugli altri fratelli. Nei matrimoni castrensi un matrimonio di tipo levirato è stato riscontrato almeno tre volte.

Il matrimonio sororato (soror=sorella) è quello che segue al vedovo che sposa la sorella della moglie defunta. Al momento ne riscontriamo uno soltanto, vale a dire la successione tra Rosaria e Gemma PANARO con Bernardo FERSINI.

La morte prematura di un genitore, specie della madre, portava quasi sempre comunque a un nuovo matrimonio, spesso entro l’anno stesso del lutto vedovile, tanto era pressante la necessità di curare la prole.  Il meccanismo della famiglia di garanzia pur potendo prevedere una maggiore solidarietà tra le linee parentali non sempre poteva offrire la cura particolare di una moglie e di una vera madre. E anche la presenza di una madre non sempre garantiva, per esempio, l’allattamento dei neonati, circostanza funesta e inimmaginabile alle nostre generazioni piene di ospedali, assistenti sociali e latte artificiale. Di queste condizioni di estrema poverta, insufficienza di mezzi e conoscenze mediche, che generarono lutti infiniti oltreché il fenomeno degli esposti ne parleremo in un altro post.

Non infrequente il matrimonio tra vedovi per esempio quello nel 1897 tra Antonio RIZZO, vedovo di Pasqualina TOMA (+1895) e Maria Domenica CIRIOLO (*1866) vedova di Benedetto FERSINI (*1855). Il primo vedovo, padre di ben 5 cinque nascite anche se con pochi sopravvissuti, e la seconda vedova madre di quattro figli tutti viventi. Al nuovo matrimonio seguirono sei nuovi figli.

Un più raffinato sistema di tipo orizzontale è quello che si verifica tra soggetti apparentemente estranei per cui lo sposo A sposa la sorella dello sposo B che a sua volta sposa la sorella del soggetto C che a sua volta di partenza, generando un doppio stato di cognato tra i sei soggetti coinvolti. Per via verticale i figli della prima coppia possono congiungersi con i figli della terza coppia o con uno dei fratelli più esterni del legame (Manduria – fig. 6.2) dove appare chiaro che i soggetti in esempio Geronimo Reggi (A) e Rebecca Gennara (D) non sono a tutti gli effetti dei parenti, ne tantomeno dei consanguinei, tuttavia dall’esame del grafico è evidente che l’alleanza nel gruppo che si è formata è tra le più potenti in assoluto.

Lo scambio verticale (o meglio l’instaurarsi di legami parentali per discendenza) è più semplice da intuire e si instaura col matrimonio tra cugini di qualunque grado anche non appartenenti alla stessa linea generazionale. Il legame diventa meno evidente all’aumentare del gradi di parentela perchè diminuiscono i matrimoni tra portatori dello stesso cognome.

Un caso di studio nella nostra ricerca lo estrapoliamo da una congiunzione tra alcune famiglie  Lazzari, Fersini e Ciriolo a partire dal Settecento a tutto l’Ottocento, dove è possibile osservare molti legami possibili tra famiglie di garanzia. Nel primo schema sono riportati in colori diversi le linee dei LAZZARI (rosso), dei FERSINI (blu) e dei CIRIOLO (verde) e già basta uno sguardo veloce per intuire dall’incrocio delle discendenze la sovrapposizione di più condizioni di parentela.

La prima osservazione da fare è sui soggetti esterno al blocco così come isolato, che nel diagramma possono apparire tra loro estranei ma non è detto che non lo siano per il tramite di terzi soggetti qui non rappresentati e quindi le linee parentele siano molte di più di quelle individuabili sul blocco estrapolato. La seconda osservazione è quella che pur partecipando all’alleanza un capostipite (Giacinto LAZZARI) proveniente da Nociglia, quindi esterno alla comunità, la probabile parentalità può venire su scala sovracomunale anche per la presenza nello schema di altri soggetti provenienti da Nociglia, che anche se con diverso cognome (PUCE).

Va detto inoltre, che nel Settecento le famiglie in Castro sono poco stabilizzate e si osserva una mobilità per emigrazione ed immigrazione analoga a quella di altri centri salentini, per cui all’espansione demografica devono partecipare per forza nuovi genitori. Questi soggetti possono essere rappresentati da figli o nipoti di emigrati, comunque ben accetti, da soggetti estranei che avviano una nuova allenza, o da individui con genitori ignoti. Nel caso di Castro alcuni nuovi soggetti si inseriscono per motivi professionali come per esempio la presenza di un nucleo doganale di finanzieri. Nel caso del gruppo estrapolato possiamo dire estranei alle dinaminche di garanzia solo i soggetti Pierina BOCCADAMO e Concetta MERICO.

Lo scarso sviluppo della economia del mare, che si avvia in termini numerici significativi solo alla fine dell’ottocento, rendono la comunità castrense economicamente molto simile a quella dei centri salentini, con prevalenza di bracciantato agricolo molto propenso a muoversi  secondo le necessità delle coltivazione o seguendo le dispersioni delle grosse proprietà baronali ma conservando comunque il ricordo parentale con le famiglie da cui si allontanano.

L’aver allargato la ricerca a tutti i soggetti in forma indifferenziata, senza puntare allo studio dei cognomi o a privileggiare le linee maschili, oltreché aver portato lo studio anche alle parentele pregresse dei nuovi soggetti ha permesso di evidenziare queste forme di famiglie di garanzia su base sovracomunale che altrimenti non sarebebro state colte ritenendo occasionale il ripetersi di alcune circostanze.

Nel caso di studio, dicevamo, che la provenienza nocigliese dei Lazzari diviene più interessante se la colleghiamo alla presenza di matrimoni di soggetti femminili in Castro col cognome PUCE, sia coevi che successivi. La più nota PUCE è Carmela, sorella di Don Gabriele CIULLO, nonché una capostipite dei CIULLO in Castro, che appunto proviene da Nociglia.

E considerati gli intrecci del settecento dei PUCE con i FERSINI e i CIULLO, anche le due Rose PUCE che sposano i due cugini FERSINI, Donato e Ippazio potrebbero appartenere allo stesso clan PUCE e considerata l’omonimia del nome di battesimo e la contemporaneità della linea generazione può esserci il sospetto di una vedovanza e un successivo matrimonio con un cugino del marito defunto. Purtroppo sui soggetti immigrati i registri sono avari di informazioni specie sulle ascendenze.

Altre relazioni, individuate con l’esplorazione a tappeto, mettono in relazione più famiglie di Castro persino con la comunità di Salve (LE) che vanno spiegate al di fuori di logiche di incontro o trasferimento occasionale non appena si riscontrano legami orizzontali e sopratutto verticali tra più generazioni. Questi legami, che emergono dall’avanzamento della ricerca, saranno commentati nei post dedicati alle singole famiglie.

Ritornando ai soli matrimoni endogeni proviamo a mettere in evidenza gli scambi orizzontali più evidenti e in particolare i matrimoni tra coppie di fratelli che possiamo facilmente osservare contornati nello schema seguente.

Un primo scambio è tra i fratelli Fede e Vito FERSINI con Isabella e Rosa CIRIOLO. Un secondo scambio è tra i fratelli Giovanni e Domenico LAZZARI e le sorelle Giuseppa e Donata FERSINI. Un terzo scambio è tra i fratelli Vincenzo e Giuseppe FERSINI con Carmela e Giuseppa PAIANO e infine uno scambio triplo tra i fratelli Carlo, Giovanni e Antonio LAZZARI e le sorelle Angelica, Carmela e Chiara CIRIOLO.  Ovviamente lo scambio orizzontale di questo tipo può operare tra diversi centri come il caso di LAZZARI Clorinda che va a sposarsi a Ortelle con Carmine MAGGIO, mentre la sorella di Carmine, Marta, viene a sposarsi a Castro con Quirino CIRIOLO.

Matrimoni che si muovono all’interno di una fitta rete di scambi verticali di cui ne evidenziamo solo alcuni. Un primo caso evidenziato sopra è un matrimonio tra cugini di secondo grado, Ippazio Antonio LAZZARI e Filomena FERSINI.

Nel secondo caso un matrimonio tra un cugino Giuseppe LAZZARI e la figlia di un suo cugino Isabella FERSINI.

Nel terzo e ultimo caso messo in evidenza, ancora un classico matrimonio tra cugini per cui correva l’obbligo della dispensa vescovile.

Da non trascurare che in questo ambito parentale, non indicato, sono presenti, oltre il già citato Don Gabriele CIULLO,  almeno altri tre canonici, due tra loro fratelli, Don Oronzo CIRIOLO (papa Ronzu) e Don Gabriele CIRIOLO di Giuseppe e Francesca LAZZARI, e Don Giacinto LAZZARI figlio di Domenico e Rosaria FERSINI, che, pur uscendo col celibato sacerdotale dalle logiche della famiglia di garanzia, nelle tante malignità popolari sono indicati, appunto in qualità di preti,  come i più bravi “aggiusta piatti” delle comunità.

Analizziamo ora un secondo blocco che presenta più imparentamenti esterni. Quasi la metà dei soggetti (evidenziati in rosso) proviene dai centri vicini: Marittima (Minonne), Ortelle (Maggio), Cerfignano (Cretì). Anche il ramo dei Coluccia è un ramo che ritorna a Castro da Vitigliano.

Notiamo subito una triangolazione tra:

– i MAGGIO di Ortelle con i CIRIOLO e i LAZZARI di Castro,  il fratello Carmine MAGGIO sposa a Ortelle Clorinda LAZZARI di Castro, mentre la sorella di Carmine, Marta MAGGIO sposa a Castro Quirino CIRIOLO.

– i MAGGIO di Ortelle con i CRETI’ di Cerfignano, la sorella di Carmine, Annunziata MAGGIO, sposa a Ortelle Domenico CRETI’ di Cerfignano

– i CRETI’ di Cerfignano con i CAPRARO di Castro, la sorella di Donato CRETI’, Maria Abbondanza,  sposa a Castro Pasquale CAPRARO.

Uno schema che poteva sembrare formato da estranei rileva invece scambi orizzontali notevoli che probabilmente, con l’avanzamento della ricerca, potranno mettere in chiaro l’imparentamento dei CURSANO di Cerfignano con le due spose CURSANO venute in spose ad altri CIRIOLO e/o LAZZARI di Castro.

Il blocco superiore, in effetti, non è stato estrapolato dal database per puro caso ma seguendo come ipotesi di lavoro  il propagarsi nell’ambito allargato ( centri vicini e Castro), di alcuni nomi di battesimo rari usati, senza abbandono, per tutti gli ultimi secoli ed in particolare il nome Tommaso e Tommasina, sperando che tale nome nella perseverazione nonno/nipote potesse evidenziare legami di tipo verticale interessanti cosa in effetti riscontrata.

Cosa mandò in crisi la logica delle famiglie di garanzie?  Sicuramente il mutare delle economie nel novecento, con l’avvento di scenari che non richiedevano più la conservazione dell’integrità patrimoniale come l’impiego salariale, l’emigrazione, lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. Se Stefano CAPRARO (1878) per sciogliere la società con i Patucci pensò bene di segare in due la barca, creando un aneddotto ancora oggi ricordato, è chiaro che non era possibile dividere in due un orticello, una piccola casetta, una barca o una mucca che a stento sosteneva una sola famiglia.

Lo sviluppo della medicina fece poi il resto su due fronti: quello della riduzione delle morti premature, sia per i bambini che per le puepere, e le nuove conoscenze sulla trasmissione delle malattie per via ereditaria che sconsigliò sempre più il matrimonio tra consanguinei e la cui eredità del passato si traduce in Castro, per esempio, in un’alta diffusione di portatori di anemia mediterranea.




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